L’arte dell’intreccio è testimoniata a Castelsardo, già in epoca nuragica, durante la quale erano verosimilmente conosciute le tecniche di realizzazione dei manufatti per la conservazione e la trasformazione delle provviste alimentari, tipologie semplici e precursori delle future corbule, cestini, panieri. Tuttavia, l’intreccio domestico rimase un comparto relativo alle attività della famiglia e della società, dedite sia alla pesca che all’agricoltura, senza però evolversi in particolari forme associative.
Castelsardo infatti ha sempre vantato egregi comparti di lavoro artigiano (pescatori, muratori, carpentieri, i cestinaie e gli intrecciatori) ma non ha mai evoluto queste forme di arte in corporazioni di artigiani e mestieri. Per quanto riguarda la produzione artigiana ad intreccio, è doveroso sottolineare l’importanza che in città ebbero i pescatori, i cestinai nelle attività commerciali e nelle pratiche quotidiane della pesca e dell’agricoltura.
Tutti i manufatti, utili per le loro attività lavorative, la trasformazione, la conservazione e il trasporto dei prodotti, erano realizzati con le tecniche ad intreccio. Così Castelsardo diventa custode, senza documenti scritti ma tramandati attraverso il lavoro contadino e le generazioni di pescatori e i cestinai, di una grande mole di prodotti artigianali, tra i quali: nasse, corbule, panieri, crivelli, setacci, funi e crine per materassi.La fibra vegetale che predomina è la palma nana, che in tempi passati cresceva rigogliosa e abbondante nel territorio della cittadina medievale, ma che oggi risente di scarsa reperibilità e gode, come molti altri arbusti della macchia mediterranea, della tutela ambientale.