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Museo dell'intreccio mediterraneo di Castelsardo

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Gianni Cau

10.08  -  31.08.2016

Il 10 agosto 2016 è stata inaugurata la mostra di Gianni Cau, pittore nato a Ortueri ma ormai castellanese a tutti gli effetti. Le 30 importanti opere esposte sintetizzano il percorso pittorico di Cau, a partire dai primi disegni degli anni 50 e dal primo autoritratto olio su tela, fino ai dipinti più recenti, in cui l’artista si cimenta anche con soggetti del tutto nuovi, come le donne africane.

Non mancano, naturalmente, i volti, i nudi, le processioni religiose, i paesaggi, specie quelli rurali, che ne hanno caretterizzato la vasta produzione artistica. Vero segno distintivo di Gianni Cau è il sapiente utilizzo dei colori caldi, come il giallo ed il rosso, sempre sapientemente accostati in varie tonalità. Gianni Cau, nasce in una zona molto fertile per la pittura del novecento: il Mandrolisai. Da bambino si trasferisce a Sassari, dove frequenta l’Istituto d’arte, sotto la prestigiosa guida di Filippo Figari.

 Il suo talento venne però scoperto da Costantino Spada,che lo tenne a bottega per un lungo periodo. Fin da giovanissimo ha prediletto lo studio e la realizzazione, con tecniche diverse (dall’acquerello all’olio su tela, all’affresco) della figura umana: volti, nudi femminili, composizione di gruppo. Ma è anche un cultore dell’arte sacra, famose sono le sue deposizioni, crocifissioni ed il volto del Cristo. «Per me la pittura – dice Cau- è soltanto linea e colore, sintesi di forma, di spazio, di sentimento e di emozione, non è la risultante di più o meno sofferte elucubrazioni».

Molte sue opere, anche di grandi dimensioni, sono esposte in edifici ecclesiastici e pubblici, prevalentemente chiese e scuole. «Un recente motivo di rammarico e profonda amarezza è vedere coperto da una parete in cartongesso un dipinto, commissionatomi dalla scuola Don Bosco di Sassari, che rappresentava lo storico incontro fra Papa Giovanni Paolo II ed il rabbino capo di Roma. Fatti come questo testimoniano purtroppo della ormai scarsa sensibilità e del poco rispetto che, anche i dirigenti scolastici, hanno per le opere d’arte e per il lavoro degli artisti».

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