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Museo dell'intreccio mediterraneo di Castelsardo

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Nasse

La realizzazione delle nasse in giunco costituisce un caso esemplare della relazione tra intreccio e mare. Esse si configurano come preziosi strumenti per la pesca sarda, diffusi in tutte le aree costiere dedite a quest’attività e di esclusiva pertinenza maschile. Le nasse si costruiscono ancora oggi con varie forme, differenti dimensioni e misure delle maglie, specifica distribuzione dello spessore dei giunchi in base al tipo di pesce da catturare.

Tradizionalmente i pescatori costruivano personalmente le loro nasse nei mesi invernali, nel momento in cui il cattivo tempo impediva la navigazione in mare. Fra i materiali scelti per la costruzione delle nasse il più utilizzato è certamente il giunco (Juncus Acutus) che i pescatori raccoglievano nel mese di giugno lungo le coste o nelle zone sabbiose ed umide. La fibra si essiccava al sole, in luoghi ventilati e poi conservata in mazzi nei magazzini. Per la struttura portante delle nasse si utilizzavano le verghe (dei polloni di olivastro, mirto o canna) ben ripulite, levigate e rese elastiche. Per la cucitura si adoperava il filo di canapa o lino e attualmente anche i fili di nylon.

Gli attrezzi erano essenziali: ciotola d’acqua per idratare la fibra di giunco ed inumidirla durante le fasi di intreccio, roncola e coltello affilato a serramanico per il taglio della fibra, aghi e filo per la cucitura. Tre gli elementi compositivi delle nasse: una parte esterna a forma di campana; parte interna a forma di imbuto denominata porta d’inganno (“ingannu” in castellanese), che termina con punte in giunco non intrecciate che impediscono la fuga del pesce imprigionato; il coperchio (“lu tappu” in castellanese) che chiude l’apertura superiore della nassa per l’estrazione del pescato.

La costruzione delle nasse è simile in tutta l’Isola e differisce nelle dimensioni in base al tipo di pescato (aragosta, anguille e altre specie): il punto di partenza è la costruzione di una spira portante fatta di piccoli rami di fibra di mirto, o altri polloni vegetali, che costituirà l’imboccatura della nassa. I rami della spira sono tenuti insieme dai fili di cucitura. All’imboccatura si legano, sempre con l’ausilio del filo di nylon, i mazzetti di giunco che seguiranno una determinata angolatura in modo da conferire la forma desiderata alla tramatura della campana.

Si prosegue poi, secondo la medesima tecnica e medesimi materiali vegetali, alla costruzione della porta di inganno, che sarà al suo termine cucita alla gabbia a campana. La fase finale è la costruzione del coperchio, strutturato in cerchi concentrici e appena più largo del cerchio della campana, in modo da garantire una chiusura perfetta dell’imboccatura della nassa.

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