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Museo dell'intreccio mediterraneo di Castelsardo

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Reti

Ancora frequenti nei porti pescherecci del Mediterraneo e dell’Atlantico con simili posture, tecniche e gestualità fra i diversi, per cultura e appartenenza, pescatori di queste aree geografiche. Le reti sono formate da fili incrociati, annodati fra loro a distanze regolari in modo da creare maglie romboidali le cui misure e resistenza variano a seconda del loro utilizzo.

Le fibre utilizzate per l’intreccio sono la canapa, il cocco, il crine e altri materiali in relazione alle diverse tipologie e area geografica di realizzazione. Le reti nascono dal talento dell’uomo e dalla conoscenza delle sue  prede: le reti delle tonnare di Carloforte ad esempio rappresentano una splendida struttura di edifici subacquei, divisa per sezioni intercomunicanti e collegata alla costa in modo da deviare il corso dei tonni in viaggio verso la camera della mattanza. A mattanza avvenuta le reti venivano tagliate e lasciate in mare a deteriorarsi perché non più utilizzabili.

Gli strumenti utilizzati per la costruzione delle reti erano semplici: spola su cui avvolgere il filo, forbici, e modani (strumenti cilindrici in legno per la misurazione dei lati delle maglie). La costruzione avveniva in grandi pezze rettangolari, unite al momento dell’armatura.

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