In Sardegna, la diversa distribuzione della fibra di trama sull’ordito determina la distinzione di due diverse tecniche compositive: le strutture a spirale e le strutture ad incrocio. A queste si aggiungono gli intrecci usati per tetti e stuoie; per occasioni o cerimoniali sacri, come la palma in occasione della Pasqua; per la seduta delle sedie caratteristica della cucina sarda; per le attività lavorative quotidiane legate al settore di interesse, come le nasse per la pesca; i cesti per il pane.
La lavorazione a spirale comincia con un ordito a spirale sul quale la fibra vegetale viene avvolta e cucita, con punti fermi e spiraliformi, grazie ad uno strumento perforante di origine animale o metallico.
Le varie forme del cestino (troncoconica, semisferica, etc) si ottengono variando l’angolo di accostamento della nuova spira a quella precedente.
Propri della tecnica a spirale sono gli intrecci denominati, in campidano e logudoro, “strexiu ‘e fenu” o “sa scrarìa” e “paneri” in castellanese, che nell’immaginario comune identificano un solo manufatto ad intreccio ma che in realtà rappresentano la batteria di contenitori composta da panieri e corbule (dalla forma troncoconica rovesciata).
La diversità dei materiali vegetali caratterizza le tipologie dei manufatti.
I cesti possono distinguersi in: