Bouquet di spighe di grano intrecciate, venivano regalate come amuleto portafortuna.
Tanti i riti pagani e religiosi che in Sardegna denotano l’importanza del grano nella trazione isolana. Il cereale si presenta come elemento ornamentale di carri religiosi e di cerimoniali sacri, come dono da offrire in omaggio a famiglie, come semplice simbolo di buon auspicio e prosperità.
In alcune feste religiose sarde il mazzo di spighe viene intrecciato a bouquet per poi essere posto a decoro delle processioni, sui carri trainati da buoi e ad imbellire le statue sacre, come accade per Sant’Efisio o Sant’Isidoro Agricoltore, protettore degli agricoltura. Il mazzo diventa anche un piccolo dono da offrire ai fedeli raccolti in processione e in ammirazione al corteo religioso, come accade per la festa del Santo Protettore degli agricoltori a Tempio Pausania.
Tra i riti civili, quello dei contadini, proprietari di campi di grano, che appendevano dietro la propria porta di casa un mazzetto intrecciato di sette spighe di grano, raccolte in sette campi diversi. La composizione era preparata prima del sorgere del sole, unendo le spighe di grano a delle capocchie d'aglio. Il mazzetto di spighe era altresì presente in casa delle famiglie sarde adornato da fiori e dalle forme diverse, oppure sostituito dall’intreccio delle spighe disposte a croce. Il rituale avrebbe assicurato al padrone dei campi un buon raccolto e a tutta la sua famiglia prosperità e salute.
Altro rito agricolo era quello di intrecciare delle croci di spighe da apporre sui carri di grano appena raccolto e diretti alle aie per la trebbiatura. Le spighe diventavano anche in questo caso il simbolo più grande dell’agricoltura, di buon auspicio alla vita, all’abbondanza lavorativa e famigliare. A Castelsardo veniva regalato alle giovani copie come elemento ben augurale e di prosperità.