ita  |   eng  

Museo dell'intreccio mediterraneo di Castelsardo

Sezioni principali del sito

Intreccio nel mediterraneo

L’arte dell’intreccio, diffusa in tutto il mondo e con caratteristiche peculiari nell’area Mediterranea, segue la comunità nella quale si sviluppa secondo abitudini o esigenze quotidiane, in rapporto alla disponibilità delle materie prime nel territorio. Le società agropastorali o quelle pastorali del deserto, ad esempio, sviluppano manufatti specifici e funzionali alla loro comunità. L’uso dell’intreccio nelle aree collinari del Mediterraneo e in quelle ad esso adiacenti, ben si differenzia per materiali e usi da quello specifico delle zone paludose o lagunari: come le gerle in nocciolo della Valle del Vanoi in Trentino e le capanne in canna palustre di Villanova di Bagnacavallo, Ravenna. Interessante notare come alcuni manufatti si tramandino similmente nelle diverse aree mediterranee, apparentemente troppo distanti geograficamente. Così a Siwa, oasi del deserto libico, in Egitto a pochi km dalla costa mediterranea, dove si riscontrano fibre (palma da dattero) e tecniche (intreccio a spirale con punto fisso) comuni alla Sardegna. L’area mediterranea infatti, della quale la Sardegna rappresenta il fulcro centrale, si caratterizza per la presenza e l’uso di un gran numero di specie vegetali, diffusi in tutta l’area. Anche i nomi rivelano infatti la comune radice pan-mediterranea,  come il termine Buda per indicare la pianta palustre Tifa in Sardegna, Spagna e Nord Africa; o il temine Sessini, il Giunco, che richiama una simile matrice nordafricana. Altri termini sardi si riferiscono alla matrice linguistica greca e latina (cardinus, cardineddus, corbula…)

Multimedia

Condividi su: